Onda con annessi e connessi...
Orgasmo! Una sensazione che tutti o quasi conosciamo, ma per descrivere un volo da dove si deve partire? Si è così sicuri di interessare? O è solo una questione di vanità: l'impulso di urlare agli altri una esperienza in qualche modo eclatante? Quando si atterra da un qualcosa di diverso dal solito, si ha il desiderio quasi irrefrenabile di raccontare come è andata. Gli amici ti ascoltano qualche volta solo per compiacenza, ma se poi ti stimolano cercando di sapere, di scoprire i particolari allora... allora... forse si è fatto davvero qualche cosa di diverso: fortuna o calcolo? La giornata è venuta fuori per caso oppure perché si seguivano costantemente le meteo per quel giorno?
- Devo scrivere su questo volo - ci si dice a caldo, ma poi, per non ricadere nel luogo comune espresso in apertura, si tituba, si incomincia a pensare che in fin dei conti è stata una cosa normalissima anzi banale...Si, certo, sicuramente banale!
Ma veniamo alla nostra storia: è una componente determinante, per ovvie questioni logistiche che Gilles Navas, nazionale di Francia ed amico di Stefano Ghiorzo, stia cercando i mille chilometri con partenza ed arrivo a Fayence. Se fare i settecento, da là, in estate, è una cosa di ordinaria amministrazione, (infatti per chi li sa cercare vengono fuori abbastanza spesso), è chiaro, tuttavia, che i mille sono un'altra cosa: occorre molto più tempo, non si può aspettare che la giornata parta, si deve poter decollare prima che il sole sorga e per farlo ci vuole il Mistral. Prima parte del volo in onda, diciamo tre o quattrocento chilometri, poi quando e se arrivano i cumuli, e se le due cose combinano, può anche succedere... la chiusura in volo veleggiato.
Ma non è ancora successo! Sulla carta tutto è semplice ma, in realtà, il Mistral non finisce mai alle 11 del mattino, quando ci farebbe comodo, quindi si deve lottare con la scorta di ossigeno, con il freddo, con i sottovento, con i cumuli che non arrivano, con le attese per un attraversamento difficile e con la chiusura del volo prima che venga notte. Gilles, come si diceva, si sta dedicando a questo tipo di volo e, dopo gli europei di quest'anno, ci ha provato anche con Stefano... Comunque vada, sono voli fantastici, completi ed esaltanti anche se capita che alle nove del mattino, come è successo più di una volta, si sia già fuori campo o se è andata un po' meglio, si sia a fare colazione nella Cantine dell'aeroporto.
Con questo bagaglio di esperienze e con questo entusiasmo da sveglia ancora in piena notte, non ho saputo resistere al fascino di provare la prima parte del volo, quella in onda, muovendomi su schemi e percorsi collaudati.
Ma questo Mistral dove è?... Diciassette agosto ore 9, incrocio Gilles in aeroporto, mentre stava andando al lavoro all'Aérospatiale di Cannes:
-Allora Gilles, domani è prevista onda: cosa facciamo? - Avevo sentito le previsioni, la sera prima su France 2. Dall'espressione di Gilles si poteva arguire che non sapesse di questa possibilità, ma dopo un attimo di riflessione mi ha risposto:
- Nel pomeriggio telefono a Saint Auban e se mi vedi qui prestino vuol dire che si può fare. Al trainatore ci penso io.
Quanti discorsi di questo tipo si fanno, ho pensato in quel momento, quante false partenze... però bisogna credere, il difficile non è fare onda, ma sapere come, quando, dove e forse anche perché...
Durante quel giorno nessun segno di Mistral: una normale giornata d'estate, caldo ed una leggerissima velatura, ma alle sei della sera Gilles stava già montando il suo LS6.
-Monta anche il tuo aliante.- mi ha detto quando mi sono avvicinato a lui - Saint Auban ha confermato la previsione.
-Non preoccuparti - gli ho risposto sicuro - lo faccio domani mattina, ed in un quarto d'ora sarò pronto; l'ASW24 si monta anche al buio.. Gilles non sembrava convinto, quasi pensando che volessi defilarmi e per assicurarlo gli ho ribadito:
- La mia sveglia è già puntata alle cinque e mezzo e viene con noi anche l'amico Gaetano Gambini, mio compagno di stanza.
Quella stessa sera, io e Gaetano eravamo ospiti da Gérard Wisniewski.
- Ecco vedi - mi diceva Gérard, mentre si guardava la carta prima di cena - prima salita sulla verticale dell'aeroporto, diciamo seimilacinquecento-settemila metri. Non ci saranno valori altissimi, poi seguendo la cuspide dell'onda, spostandoti verso nord nord ovest passi su Logis du Pin e prosegui sino a Castellane. Qui pieghi leggermente più ad ovest sino ad arrivare nei pressi di Barreme - anche Gaetano ascoltava con interesse - il GPS ti darà delle velocità relative estremamente basse, sicuramente avrai un vento contro, a quelle quote, di oltre cento chilometri all'ora.
- Gérard a quel punto mi ha guardato come per constatare con quale grado di coinvolgimento lo stavo ascoltando. Poi proseguendo - Ora devi puntare dritto su Saint Auban. Devi essere deciso: qui sei in discendenza, meno quattro meno cinque, forse anche di più e ti sembrerà di non arrivare mai. Il vento contrario è sempre forte, le velocità al suolo saranno solo di trenta quaranta chilometri all'ora... devi essere alle Pénitents con non meno di millecinquecento metri. Là troverai da salire...- Cosa sono le Pénitents? - gli ho chiesto interrompendolo
- Les Pénitents de Mées sono una serie di torri altissime di roccia di colore grigio, frutto di fenomeni erosivi, ed essendo una accanto all'altra, sembrano proprio donne in processione... non ti puoi sbagliare sono uniche al mondo, inconfondibili.
Strano nome, ho pensato; non è che arrivandoci più bassi di millecinquecento metri la penitenza è in realtà del pilota...
- Se non agganci o arrivi troppo basso devi atterrare a Saint Auban - ha poi aggiunto Gérard che sembrava avermi letto nel pensiero.
- Fatta quota alle Pénitents ti devi spostare poco distante a Mallefougasse ai piedi della Montagne de Lure. Qui devi cercare dove la strada forma una "W"; esattamente su questa verticale ritroverai l'onda, un'onda veramente fantastica che ti può far risalire anche a quattro metri di media sino ad oltre i settemila. A questo punto, - ha continuato Gérard, con il tono di chi è sicuro di quello che dice, - vai ad ovest lungo tutta la linea di cresta della Montagne de Lure, raggiungendo poi il Mont Ventoux e qui - puntando il dito sulla carta - ai piedi sul lato sud ovest, c'è Bédoin che puoi scegliere come pilone.
- Ma lungo la linea Lure Ventoux si sale? - mi è venuto spontaneo di chiedergli
- Non si sale più di tanto - subito ha risposto - però hai la quota per tornare alla "W" di Mallefougasse, dove risalito un'altra volta puoi andare a nord per poi proseguire cavalcando almeno tre onde...
- Poi? - l'ho interrotto
- Poi... poi - ha ripreso Gérard, con un tono diverso, non trasmettendo più la stessa senzazione di sicurezza - si vedrà... forse ci saranno dei cumuli, forse ci saranno zone di copertura. Se vuoi continuare per provare un settecento devi fare un pilone molto più a nord, per esempio Place Moulin dopo Aosta, ma ancora non basta, devi fare una farfalla...- Dopo una breve pausa, Gérard, lasciando intendere che quello che andava dicendomi aveva i toni di un invito, aggiunse: - Tieni presente che sin quando sei in onda, se decidi di tornare, avendo il vento in coda, avrai velocità al suolo indicate sul GPS di trecento, trecentocinquanta chilometri all'ora, e ti ritroverai a Fayence in un tempo veramente, veramente breve. Sembra incredibile ma vedrai è proprio così...
Ci sarà poi onda domani? pensavo, ascoltando Gérard mentre prendevo un paio di appunti; comunque sia, questo racconto vale da solo quasi come un volo... ma ho tenuto per me queste considerazioni...
Più tardi a cena, sulla terrazza, l'occhio di tanto in tanto correva al cielo, c'era un alone intorno alla luna, non si muoveva una foglia e niente mi faceva sperare che all'indomani ci fosse questa onda... Intanto si parlava d'altro, il panorama dalla casa di Gérard è fantastico, naturalmente con vista sull'aeroporto che si intravedeva giù nel buio sotto Fayence.
- Ma Gérard, guarda - gli ho detto, uscendo dalla conversazione di quel momento, rivelando così il mio chiodo fisso - c'è sempre quell'alone intorno alla luna...
- Si è vero - mi ha risposto calmo - però là in fondo dietro alla Pente c'è quel riflesso di colore rosa che può essere un segno dell'arrivo del Mistral.
Gérard aveva ragione; me ne sono convinto, mezz'ora più tardi quando è scomparso anche l'alone intorno alla luna ed il cielo aveva assunto, come per magia, lo splendore tipico delle notti particolarmente limpide.
All'indomani quando alle cinque e mezzo è suonata la sveglia, con uno scaramantico scetticismo, sono uscito all'aperto dalla mia stanza dell'aeroporto, allontanandomi dal fabbricato, in un'aria perfettamente immobile, quel tanto che bastava per vedere tutto l'arco di quel cielo che cominciava già a perdere il buio della notte, e così ben definita mi è apparsa una altissima lenticolare di un colore rosato e brillante perché già illuminata dal sole, che a quella quota, sopra di noi, era già sorto.
- Su Gaetano alzati, ci siamo! C'è onda! -
Gaetano sembrava seguirmi più assonnato che convinto e, in un baleno pronti, eravamo fuori dove abbiamo incontrato Gilles che stava togliendo la copertina alla cappottina del suo aliante, parcheggiato sempre, in quelle occasioni, su questo lato nord in linea di volo proprio di fronte alle nostre camere. Sul campo c'era un buio pesto, e ci si muoveva solo al riflesso di quel cielo cristallino che man mano andava illuminandosi. Avevamo appena avvertito Gilles che si andava a montare, quando ci è giunto dalla zona dei distributori il rombo del Pawnee "GX" che Pierre il trainatore di quelle occasioni stava già scaldando.
- Gilles, quando sei pronto, avvertici via radio che veniamo a tenerti l'ala. - e così io e Gaetano ci siamo trasferiti, nella zona est dell'aeroporto, dove erano parcheggiati i nostri alianti, per fare tutte quelle operazioni preliminari e di rito che in quei giorni, ma con ben altri orari, erano ormai una prassi consolidata Io ho montato l'ASW24, tastando al buio con le dita per trovare la posizione dei fori per i perni ma, a parte questo particolare, nient'altro di inconsueto. Siccome Fayence, per la sua struttura consente decolli ed atterraggi da qualunque direzione, partendo a quelle ore a traffico zero, è stato sufficiente girare l'aliante di 180 grandi lì dove era di fronte al carrello, per trovarmi in posizione per un decollo verso ovest. Poco distante anche Gaetano, aveva spicchettato e scoperto il suo DG300 ed era anche lui pronto. Ci si era adattati a vedere discretamente nella penombra favoriti da quel po' di luce che, comunque, piano piano andava aumentando...
Un breve controllo: tutto OK! Poi Gaetano è andato a tenere l'ala a Gilles. Ritrovandomi solo, ho provato un senso di rilassamento che mi ha fatto apprezzare il fresco di quella mattina, il profumo di quell'aria pulita ed il silenzio incredibile di quelle ore...Ma non c'era tempo da perdere e mentre, quasi dall'altra parte dell'aeroporto e perpendicolare a me, decollava Gilles verso sud, io entravo nel mio aliante e nel tempo che ci è voluto a sistemarmi, già vedevo lontani i fari della mia Punto, che con Gaetano a bordo, stava rapidamente ritornando per tenere l'ala anche a me. Il primo traino era stato brevissimo e già il Pawnee atterrava, rullando poi nella mia direzione. Io intanto seguivo l'LS6 di Gilles che, nei primi minuti dopo lo sgancio, stava sulla nostra verticale salendo, tra spirali ed esse, quasi invisibile e dello stesso colore rosato della lenticolare che sempre ci sovrastava.
- Un metro e mezzo costante sull'aeroporto - e poi... - due metri - ci ha comunicato intanto Gilles per radio.
Io comunque non avevo dubbi: ecco questo Mistral in cui, in questa alba del 18 agosto 1994, stavo finalmente per immergermi.
Bando alle chiacchiere, sono le 06.51, adesso tocca a me! Ho pensato a quel punto guardando l'orologio.
- YY prêt au decollage - ho annunciato con tono di routine via radio. Era una strana sensazione volare in una aria così calma e quasi al buio, con gli strumenti che prendevano luce gradatamente con la quota. Il laminare cominciava molto presto, così senza che nessuna turbolenza, salendo, ne annunciasse la presenza.
Mi sarei potuto sganciare a quattro o cinquecento metri, ma prudentemente lo ho fatto più in alto. Allo sgancio ero subito in una salita senza problemi ed ho atteso con un minimo di apprensione il decollo di Gaetano che, come ultimo, è stato costretto a partire con l'ala per terra.
- Tutto bene? - gli ho chiesto per radio, dopo averlo visto partire.
- Si tutto bene! - mi ha poi risposto prontamente.
Intanto da casa sua, per radio, Gérard aveva seguito tutte le operazioni e quando è stato certo delle condizioni, intervenendo mi ha detto: - Allora Giancarlo ora puoi andare... -
Ecco qui finisce la fase preparatoria, ma cosa vale la pena di raccontare ancora di questo volo?
Che io pilota di collina o poco più, ho trovato finalmente, dopo quasi duemila ore di volo, l'occasione per fare quell'ultimo diamante che sembrava non arrivare mai? E che Gaetano, con poco più di duecento ore o giù di lì, è stato trascinato quasi suo malgrado, ma con sua estrema gioia e meraviglia, a fare il suo diamante dei cinquemila, a cui non credeva finché non ha visto sul suo barografo, ancora ticchettante, quella specie di "V" rovescia che ne copriva tutto l'arco e che lui già al briefing delle nove di quello stesso mattino mostrava agli altri piloti anch'essi increduli? Si, perché Gaetano è voluto atterrare subito; invece io sono andato...
Posso parlare del freddo ai piedi... Del panorama incredibile dell'alba volando... Posso dire che la Corsica, con il vento nel sedere era lì a due passi...e le Alpi? Il colore delle Alpi! E il mare... il colore del mare e questo deserto che sembrava l'aria a quelle quote... Ed il tempo interminabile e la tensione di quelle discendenze nel trasferimento tra una cuspide dell'onda e l'altra! E la sensazione che si prova nel fare voli di distanza in onda volando a quelle quote... In realtà il volo è già stato tutto raccontato nella sua preparazione: si è svolto secondo manuale, con l'unica differenza che sulla "W" non si saliva così forte. Era meglio la zona ad est di Saint Auban, perché, ho poi saputo, il vento si discostava di qualche grado verso ovest rispetto alla consuetudine.
Quel giorno i cumuli non sono arrivati... ed alle 14,14, dopo oltre sette ore di volo, stavo atterrando mentre giù in aeroporto a Fayence erano ancora a terra perché era la classica giornata in cui l'attività termica e quella ondulatoria stavano litigando fra di loro...O si partiva prima che il sole scaldasse la pentola o non c'era verso di trovare dove agganciare se non con traini altissimi!...
Gilles, come suo solito, è poi atterrato al tramonto facendo poco più o poco meno di ottocento chilometri...
E così forse ho raccontato un mio volo, praticamente senza raccontarlo... Ho cercato di dare risalto a quello che questo sport rappresenta come esperienza collettiva, al di là di ogni altra considerazione agonistica o pseudo tale. Ma sono riuscito nel mio intento?
Giancarlo BrescianiPubblicato su Volo a Vela n.234 gennaio/febbraio 1996