avete detto "caro"?
---------------- di Pierre VAYSSE -----------------
In una trasmissione "Pégase" diffusa recentemente su France 3, Bernard Chabbert, commentando un servizio dedicato al volo a vela, ha stimato il costo di una stagione circa 10.000 F. Ed ancora, è questo spesso un "prezzo minimo"... Allora? Allora, leggete questo libello dell'apostolo del volo a vela per tutti. Che vi stimola, non per il processo intellettuale dell'autore - questo testo non impegna che lui - ma, vi darà materia di riflessione!
Constatazione: una crisi economica che dura crea una nuova condizione sociale, sarebbe meglio dire, la "pauperizzazione" di parecchi tra di noi. Il nostro volo a vela è arrivato ai vertici della tecnica, alle prestazioni di alto livello, e ad alti costi! Conseguenza: è preso a piene frustate. Già, l'onda delta/parapendio, addirittura dei grandi modelli in scala radio-comandati, dovrebbe allarmarci.
E' vero che c'è stato un abbozzo di reazione. La Federazione Aeronautica Internazionale si è preoccupata del problema: si è visto l'emergere della classe mondiale, e la presentazione in Francia del piccolo "Russia" ha aperto questa porta. Alcuni vorrebbero già la soluzione di questo progetto ambizioso e necessario per un volo a vela meno caro, largamente diffuso nel mondo ed a casa nostra.
Ahimé! Non è che una illusione.
Poiché non esistono i miracoli in aerodinamica, né nella resistenza dei materiali. Concepire un piccolo aliante, che sia a sua volta leggero ed efficiente, sfocia a degli allungamenti ed a dei carichi alari elevati, a debole numero di Reynolds. E quindi a delle macchine con un pilotaggio "accurato". Questo è l'inverso della sicurezza e della diffusione richiesta dai piloti "interessati", giovani e meno giovani, più o meno sperimentati.
Poiché esiste in un aliante un insieme incomprimibile, pilota, strumenti, comandi ed altri equipaggiamenti: che non si possono economizzare nel peso (e nelle dimensioni!) che al "lato pratico", con prezzi dei materiali sofisticati, che rischiano di fare aumentare i costi al chilo. Ma guadagnerà da una parte quello che perderà dall'altra?
Poiché, nella pratica del volo a vela nel seno di un grosso club, il prezzo dell'ora di volo non è determinante nell'impressionante "totale dei costi" (brevetti, assicurazioni, quote sociali - spese generali e personale stipendiato - traini...) appesantito per i tragitti e l'aiutante (pasto, alloggio, ecc.). Orbene, queste grosse associazioni raggruppano l'80% dei brevetti, e generano logicamente l'80% dell'attività. Esse fanno legge!
Esse non investiranno nel piccolo aliante economico, poichè offrono il "top" al loro cliente, materiale presto declassato, presto venduto. Del resto gli alianti "di bassa gamma" malgrado il forte deprezzamento, si vendono male. A quando un contributo per le rotture, come per le vetture?
alt alla "corsa agli armamenti"!Per Fortuna, la pratica del volo a vela non è un affare d'oro. Alcuni affermano perfino che non è caro. Certo lo è a confronto di vacanze sciistiche con la famiglia o di un soggiorno alle Maldive. Tuttavia, nei piccoli club, gli aderenti, soprattutto i giovani volano in funzione della loro capacità monetaria. Poichè queste associazioni vivono modestamente, si appoggiano sul volontariato, con degli alianti piuttosto vecchi, ma accuratamente mantenuti dai membri competenti e meritevoli. Comprano materiali d'occasione, con un po' di fortuna: si trova sul mercato della "plastica" (classe standard) meno cari che i nuovi alianti della classe mondiale, con delle caratteristiche superiori! Questi club non possono indebitarsi pesantemente; perdendo gli alianti federali comprendenti i traini o i nuovi "Pegase".
Infine, c'è un punto comune da osservare che i vincoli del volo a vela che si manifestano nella vita del club (orari, autoritarismi, ripartizioni di compiti e, più grave di piacere) dove la (co-) proprietà di un aliante (manutenzione, attrezzature, posto in hangar, traino...), aggravati dalla situazione meteo, sono il limite di uno sport dall'accesso difficile. Il piccolo aliante, non apporta altro alleggerimento che la sua leggerezza. Ed ai privati non restano altro che i vantaggi del "volo libero", motorizzato o non.
Ecco qua un panorama del volo a vela ben tetro, nel momento in cui la preoccupazione ufficiale si orienta verso il reclutamento. Allora esistono delle soluzioni? Certamente, ancora facendo uno sforzo di riflessione e di immaginazione.
Lasciamo volare le poche centinaia di corsaioli a bordo delle loro macchine dalle grandi prestazioni: Ammiriamo questi magnifici alianti, come si può contemplare i superbi yacht nei porti: essi non sono destinati ai comuni mortali, non sono tutti facilmente adattabili ad un volo a vela "di massa". Per la maggior parte dei volovelisti per gli "eccetera", per quelli che formano questa "maggioranza silenziosa" sarebbe il momento di trovare altre cose. Sotto pena di asfissia. Questione di sopravvivenza di un volo a vela che sia un poco "abbordabile". Tentiamo dunque di andare contro corrente.
Pierre Vaysse
un volo a vela a due velocità?Allora? ci stiamo evolvendo verso un volo a vela leggero?... e inventare - re-inventare, soprattutto - l'aliante leggero (la resurrezione del "Fauconnet") con il traino adatto? Jadis, Piper e Léopoldoff sono in grado di trainare con 90 Hp. Si, ma tutto è da rifare, e l'addestramento porrà dei problemi (i biposto, sono un'altra cosa!). La scuola si farà nei centri specializzati? Personalmente, non credo molto ai club che non fanno scuola: il pilota si lega alla struttura dove è stato formato.
Gli apparecchi? Fabbricazione possibile nell'officina del club, o in una officina regionale, o ancora in un centro di costruzione amatoriale sotto controllo, come nella struttura del RSA a Montauban. André Malibos sta dimostrando la fattibilità con il "Midour" per ciò che riguarda il traino.
Quello che io ho proposto 30 anni fa (!) con le "Trucavaysse" e la Commission Construction Amateur assieme alla FFVV ed al RSA. Nessuno, all'epoca non ha voluto, nemmeno discuterlo seriamente; né lo Stato, né la Fédération Francaise di Volo a Vela, né i Presidenti dei club, né gli stessi volovelisti, che preferirono la "corsa agli armamenti" per la competizione e per la "perfo"... e tutte le "combine" per far pagare alianti e traini agli altri. Vale a dire allo Stato (primo acquirente nel passato, operazione "Pegase"...), i comitati d'impresa, i rapporti di club e diverse altre manovre. Perché autocostruirsi degli alianti con modeste caratteristiche in queste condizioni? Peraltro il cammino è segnato dalla rivoluzione della plastica e fa considerare il problema dall'alto...
Il volo a vela ha vissuto largamente al di sopra dei suoi mezzi.
E' stato anche trascurato tutto l'aspetto educativo e didattico del volo a vela, il suo ruolo sociale. E' stato dimenticato che l'officina è il crogiolo (il punto caldo, in inverno!) dello "spirito del volo a vela", sport completo, intellettualmente e fisicamente, individuale e collettivo.
Noi abbiamo avuto, a quel tempo, un'altra idea del volo a vela un'altra ambizione che raccogliere delle medaglie per soddisfare il prestigio nazionale e recuperare delle sovvenzioni da Jeunesse e Sports! E' una visione deliberatamente superata, cioè "sinistreggiante" o comunque antiquata? Da parte mia non lo credo. Ma, in prospettiva, io direi ora che bisogna agire diversamente (darsi da fare in altro modo ndr).
Il disimpegno dello Stato (Aviazione Civile) è divenuto quasi totale a livello dei club e dei campi in genere (grazie a Dio, aiuti però rimasti, importanti oltre che visibili, negli altri campi: formazione degli istruttori, borse di studio, finanziamenti spesso dati per i sussidi da Jeunesse e Sports, alle collettività locali o regionali). Vantaggio: la situazione si è risanata facendo apparire la realtà dei costi.
Gli aerei trainatori valgono una fortuna? Allora, facciamo una specie di esame di coscienza.
Gli alianti "ultimo grido" sono alla portata dei nostri portafogli? Moderiamo quindi le nostre ambizioni, la nostra sete di efficienza e di velocità...
La scuola è troppo gravosa, richiedendo tutta una équipe per operare?
Consideriamo quindi il motoaliante.la panacea: il motoaliante economicoSeguite la mia dimostrazione: tutto converge verso l'adozione di un motoaliante. Ma attenzione, il motoaliante economico tipo SF 25 o 28; soprattutto niente plastica e non sofisticato, ad un prezzo esorbitante, con la meccanica complicata e fragile!
Motoalianti, quindi, mono e biposto, fabbricati nell'officina del club, che è la sola vera maniera, di farli secondo le nostre esigenze e le nostre specifiche, il solo modo di poterseli pagare... occupando le nostre forze!
E' già una scelta tra le macchine" che volano ad elica ferma": "Sirius" di Noin, KV 3 e 5 (biposto) di Kieger (Loravia), "Goeland" di Clavé o "Straton" cecoslovacco, anche perché no?, la "Souricette" di Barry. Altri verranno domani, io lavoro anche su queste idee, nel mio angolo, con l'équipe dell' Aero Club di Norois ("Trapanelle").
E la scuola? Le produzioni Scheibe già citate convengono per il momento.
Già dei club si trasformano e si attrezzano di uno o più motoalianti, che volano a fianco degli alianti puri, iniziando o completando la formazione. L'Aero Club di Lys, a Persan-Beaumont, ha solo dei motoalianti nel suo hangar, macchine club od in comproprietà. I suoi membri volano tutto l'anno, veleggiando o "in volo planato", volo a motore economico. Essi viaggiano: d'estate, vanno sulle Alpi del Sud, hanno una pista non lontana dal Lago di Sainte-Croix. Ma l'acquisizione dei ricambi resta onerosa (essendo macchine di produzione industriale).
Certo, è un altro volo a vela, differente dal volo puro dei nostri amori. Ma basta sapere che è voluto: adattarsi o non adattarsi, non sopravviverà che una élite fortunata e sponsorizzata. Ma in pochi, quale sarà il peso del volo a vela, non mostrerà il fianco agli appetiti feroci degli altri "consumatori" dello spazio aereo?Verso una nuova aviazione popolare!Il volo a vela "elica ferma" è anche generatore di gioia: gioia semplice di fermare il motore e di continuare il volo! E cosa di più forte che la soddisfazione di assemblare, nell'officina del club, delle macchine che volano e fanno volare gli amici! E' per questo che noi abbiamo scritto un giorno, sul frontone dell'aero club di Norois, parafrasando audacemente Dante: "Voi che entrate qui, trovate lo spirito del volo!"
"Ecco questo io ho fatto, e voi potete fare altrettanto" scriveva Henri Mignet, presentando il suo "Pou du Ciel" (Pidocchio del Cielo ndr). E Baden-Powell, fondatore dello scoutismo, esclamò: "Se la strada ti manca, falla." Le chiavi dell'Aviazione Popolare ci sono! Un pomeriggio di lavoro alla settimana, sono 250 ore di lavoro in un anno mille ore in quattro anni, vale a dire un aliante o un aeroplano. Amici lettori, che cosa avete fatto negli ultimi quattro anni?
C'è una nuova organizzazione da creare, un altro stato d'animo, una nuova aviazione veramente popolare (L'attuale aviazione leggera è impopolare!), vitale perché adulta, vivendo dei propri mezzi, integrandosi alla vita corrente delle collettività locali, e come tale, giustificante i sostegni apportati alle diverse attività socio culturali sviluppate per le associazioni.
E tutto comincia alla scuola. E' già in strada, BIA e CAEA si sono impegnate. L'insegnamento aeronautico è la via dell'avvenire - a condizione di finire sul concreto. Istruire, questo è apprendere qualche cosa. Educare, questo è apprendere a fare qualche cosa. I club (le associazioni) hanno un ruolo da giocarsi nell'educazione. Già delle esperienze di costruzioni amatoriali di aerei o di alianti sono state guidate, da dei professori appassionati di aviazione. Queste esperienze non possono essere ripetute all'infinito, sarebbe meglio la diffusione per mezzo di una organizzazione permanente con mezzi crescenti.
E poi, far lavorare i giovani in officina, dà loro una formazione umana ed una "preformazione" professionale che è un bene, a condizione, nello stesso tempo, di dar loro una motivazione ed una formazione aeronautica reale, vale a dire il BB di aereo ed il brevetto di aliante. Con il fine del motoaliante, ma questo è al di là del compito dell'Education Nationale: gestire una macchina volante è di dominio di un aero club.
distribuire delle borse, è bene, ma senza contropartita di lavoro, è immorale, anti educativo, anzi umiliante. I beneficiati non dicono neanche grazie!
E' così che le Comité Départemental di Volo a Vela di Parigi (CDVV 75), presieduto da Patrick Huet, ha proposto alla Mairie di Parigi (che già ha accordato delle borse), un insieme di promozioni annuali per dieci giovani (età dai 15 ai 20 anni) su di un contratto di una durata di cinque anni comprendente:
-la costruzione, in due anni, partendo da un kit, di un motoaliante leggero,
-la formazione di pilota BB d'aereo e BBP, su motoaliante, in contemporanea,
-la gestione, controllata ed assistita, in comproprietà, di un motoaliante costruito, in un periodo di tre anni,
-il pagamento di una quota annuale, da fissare (3000 F sembra ragionevole).
Così, concedendo-concedendo, il giovane sarà interessato in tutti i sensi del termine. Naturalmente, questo suppone un budget, una officina in città, una base su di un aeroporto, un animatore professionale (essenziale avere il budget) ed un ambiente benevolo, insomma tutta una organizzazione ed una gestione rigorosa che non si può improvvisare.
il volo a vela meno caro, è un affare per tuttiRaggruppatevi, difendetevi! Nei club, chiedete l'acquisto di un motoaliante economico. All'esterno, aderite alla RSA perché ritrovi la filosofia delle sue origini. Interessatevi alla politica locale e generale, francese ed europea: votate!
L'aviazione leggera per tutti deve essere difesa come la scuola laica e repubblicana.
Lo stesso concetto è: si deve fare numero.
Si ha urgenza: le regolamentazioni europee che stanno elaborando si annunciano affatto liberali. Altrimenti il cielo sarà riservato a dei privilegiati gelosi dei loro privilegi. I professionisti sognano di escludere i "dilettanti" che loro tolgono il pane dalla bocca. Certamente, non si proibirà niente: succederà progressivamente, tecnicamente, finanziariamente, chirurgicamente.
Si avrà sempre un posto per i "super alianti" ultra equipaggiati. Ma attenti gli "eccetera", per loro queste macchine sono inaccessibili. Essi saranno le prime vittime del "complotto": gli ULM sono diventati degli aerei; i motoalianti viaggiano come gli aerei; si va: tutto sommato ad una regolamentazione identica, alle stesse norme... Reagiamo!
Noi siamo lontani dai Diritti dell'Uomo e della Libertà e ci tappiamo ipocritamente le orecchie. Noi abbiamo gli stessi diritti e gli stessi doveri degli altri. Non si tratta di lasciar fare non importa che cosa. Ma istruire, consigliare guidare, educare, tocca a voi lettori, di prendere il vostro destino in mano. Non è facile, questo non si farà automaticamente; lavorate per il vostro piacere... ed il volo a vela vivrà!
Da VOL A VOILE magazine n° 59 mai/juin 1994Tradotto da Giancarlo Bresciani.
Pierre Vaysse, nella notte tra il 2 ed il 3 luglio è volato per un ultimo "punto prefissato" con rotta verso il paradiso dei volovelisti... Così è stata annunciata la sua scoparsa nel numero successivo di Vol a Voile. Questo è uno dei suoi ultimi articoli. E' sicuramente una testimonianza di chi ha pensato e vissuto il volo a vela per una vita intera. I messaggi che ci vengono lanciati, come ha premesso l'autore, ci fanno senzaltro pensare: Innanzi tutto ci danno una immagine (più o meno personale, comunque sempre una immagine) del volo a vela presso i nostri cugini transalpini e altrettanto importanti si possono raccogliere degli spunti e delle analogie con il nostro volo a vela. Non vale tanto condividere tutto quello che è scritto, basta solo... rifletterci!