Racconto telegrafico del volo del 29
marzo 1998.
A Borgo era molto stabile, come qui a Ferrara comunque. Partendo
dall'AVF alle 12, alle 14 ero già pronto per decollare, per questioni di
precedenza al traino sono andato in volo 14,52, mi avevano preceduto
Montemaggi, Claudio Tura e Stefano Gollini.
Aggancio subito facile, ma il plafond non è troppo alto solo 1200 m.,
prudentemente mi sono spostato verso sud, sud est in direzione del Falterona,
assieme a Stefano che mi seguiva a ruota, termiche rare, la fascia più portante
era sulla linea di cresta.
Una giornata come le tante dove prevale il sereno, una massa d'aria piuttosto
ferma, restia a salire, quasi una regola da un po' di anni a questa parte,
visibilità classicamente e tendenzialmente lattiginosa di una massa d'aria che
vorrebbe ricambiata. Si vola tanto per essere in allenamento, sono comunque le
giornate più rognose, volontà di muoversi e contemporaneamente rischio di
andare per terra per una valutazione sbagliata. Quando le meteo hanno queste caratteristiche,
le scelte non consentono molte alternative, se ci si infogna, può risultare
estremamente noioso uscirne.
La seconda salita avviene in vista di San Godenzo in una selletta che conosco,
qui i valori di salita non sono proprio male, siamo arrivati sino a 1400,
mentre Stefano fremeva per mollare prima, ed andare avanti dove però Sandro e
Claudio non sembravano essere al massimo delle condizioni. Raggiunto il plafond
ci siamo spostati, attraversando la Vallata di San Godenzo, in direzione del Campaccio,
seguendo una lunga serie di crinali che approdano al Falterona, siamo arrivati
sul versante casentinese sufficientemente alti per non trovarci in crisi ed
avere la possibilità di sondare con una certa tranquillità dove poteva esserci
una termica.
Sotto Sandro e Claudio razzolavano. Spostandoci lungo i costoni ecco un primo
sbuffo, qualche giro dentro per guadagnare un centinaio di metri, poi avanti
verso la cima del Falterona, un momento di incertezza, sembrava non esserci più
niente, poi Stefano trova un buon valore, infatti ci eravamo disposti pressoché
a raggiera per sondare meglio. Bella termica presa almeno un centinaio di metri
sotto la cima del costone.1800 metri ed avanti verso la cima del Falterona, qui
2.200 con ottimi valori. L'instabilità era più evidente in alto, mentre sotto
era quasi impossibile scollarsi, sopra con sollievo ci si arrangiava benino.
Qui è spesso così, in giro non c'è niente di valido, ma il Falterona ci offre
dei buoni valori, una specie di premio per esserci arrivati.
Sandro e Claudio ancora razzolavano, mentre noi ci spostavano nuovamente verso
sud sud est, lungo la linea di cresta ad est del Casentino dove oramai eravamo
bene inoltrati, altra salita vicino all'eremo di Camaldoli, poi planata verso
l'Alpe di Catenaia, nel più completo blu. La festa era finita: aria morta,
infatti il terreno si abbassava e si era rientrati nella più assoluta
stabilità. Stefano avrebbe voluto attraversare verso Ovest per raggiungere il
Pratomagno nel lato sud, ma io gli ho detto che non ci saremo mai arrivati, o
perlomeno non saremo comunque rientrati. Non un segno di attività termica da
quelli parti, anzi la massa d'aria sembrava ancora più sporca.
Molto prima dell'Alpe di Catenaia, oramai scesi a 1600, in corrispondenza
dell'Averna faccio un bel dietrofront per ritornare sui miei passi, Stefano mi
segue. Volo di poco conto. Ho pensato e triste rientrare così quasi con la coda
tra le gambe, ma perché andarsi ad incatramare da qualche parte? Capisco in una
giornata con grandi condizioni dove davanti c'e una bella strada di cumuli, un
conto è tentare di attraversare una zona di aria calma, ed altra cosa è
infilasi, quasi senza speranza in una massa di aria calma.
Riaggancio nei due punti precedenti, a conferma che c'erano praticamente solo quelle
termiche, poi ancora ci ritroviamo a 2.200 al Falterona, e questa volta
decidiamo un attraversamento verso ovest sulla Consuma in direzione delle
antenne del lato nord del Pratomagno, la linea di cresta della Consuma che
divide il Casentino dalla Valle del Mugello offre sempre qualche cosa, ad ogni
modo è sempre facile abbandonare e raggiungere in planata il campo. Anche qui
aria morta. arriviamo alle antenne del Pratomagno. Solo un po' di turbolenza,
siamo a 1700 e dico a Stefano che dobbiamo scappare, a non meno di 1600 metri,
lui mi risponde che il suo computer gli dice di essere alcune centinaia di
metri sulla planata, io ribadisco che non siamo in pianura il concetto di
planata finale in certe zone deve essere preso con un certo beneficio d'inventario
e che bisogna andare in direzione di casa . Fatto l'ultimo inutile sondaggino
prendiamo la rotta verso Borgo. Uno a scendere, due a scendere. Nessuna termica
e quando arriviamo quasi a casa abbiamo giusto la quota per riagganciare e fare
un altro giretto verso la Futa.
Volare in montagna è molto diverso che volare in pianura. Stefano si è
comportato molto bene e compatibilmente a quello che la giornata offriva,
abbiamo fatto un bel volo, Sandro e Claudio dopo l'incollata sotto al Falterona
sono rientrati senza fare nulla di interessante. L'aliante di Stefano scarico
sale molto bene, in planata si nota una evidente differenza con il 24. Giornata
di volo comunque molto "tecnica" dove comunque abbiamo evitato di
prendere delle cantonate. Siamo stati forse troppo prudenti? Dovevamo fare di
più? Poteva comunque bastare, a me e Stefano è filato tutto liscio e siamo
stati comunque per aria.
Due ore e quarantacinque minuti di volo, media dei 70 Km/h tempo spiralato mi
pare il 37%. Era impossibile essere più veloci o meglio così si poteva finire
per terra.
In campo, Stefano ha riflettuto un po' su quanta acqua gli conviene mettere in
futuro per non essere troppo penalizzato in salita.
Giancarlo Bresciani