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Il primo volo interessante della stagione, merita sempre di essere ricordato soprattutto quando ha delle caratteristiche abbastanza inconsuete, un fronte che lentissimo si muoveva dal versante adriatico verso l'interno, creando una linea di instabilità, lungo la quale è stato possibile effettuare un "cross country" su di un percorso di oltre trecentocinquanta chilometri con un punto di virata a 152 chilometri dalla partenza, con un plafond incredibilmente alto per una situazione meteorologica di quel tipo, consentendo di volare su di una fascia con un ottimo gradiente tra i duemila ed i duemilaseicento metri di quota. Forse l'unico handicap sarebbe stato quello di non credere ad una simile giornata, ma per me e Sandro non è stato così


Sgancio a mille

Sgancio a mille, questa è la scelta di oggi, i primi baffetti intorno alle 10,30 solari cominciano ad intravedersi e dopo mezz'ora i cumuli sono già ben sviluppati, con la base piatta e alti sui crinali, come in ogni giornata che si presenta con questi ottimi auspici, qui al Mugello, è una componente da nord a determinarla.
In traino sento che l'aria in valle è ancora perfettamente calma, forse è un po' prestino, sono consapevole che l'aggancio non è certamente facile, Stefano e Sandro che mi hanno preceduto stanno arrancando su bolle per il momento non organizzate. Ma i cumuli sono il segnale di una attività ben definita e stabile, solo che si generano nell'altro versante verso la Romagna, pertanto appena sganciato cerco di sfruttare ciò che per il momento sta solo bollendo, bisogna non lasciarsi prendere dalla fretta o da una ricerca di un qualche cosa che ancora non può esserci, cerco così di guadagnare quel po' di quota per potermi spostare oltre la linea di cresta dove sicuramente l'ascendenza mi porterà al plafond.
Prendo senza eccessive incertezze, anche se come ovvio con una media abbastanza bassa, 150 metri di quota, posso ora vedere sull'altro versante dove da est, una valletta si incunea verso una particolare cima, di là certamente deve generarsi l'ascendenza che culmina verso il bel cumulo stabile che la sovrasta.
Dove stacca la termica è un punto certamente molto piccolo, non c'è molto margine per errori, bisogna centrarla, mi avvicino deciso al luogo scelto controllando di non chiudermi la strada per un probabile ritorno nel caso di non riuscire ad agganciare, questa eventualità comporterebbe certamente, nella migliore delle ipotesi, una lunga perdita di tempo o al limite un frettoloso ritorno al campo, comunque la giornata andrebbe persa.
Sono determinato e avanzo come verso un bersaglio, i secondi sono lunghi, guardo l'altimetro mentre i miei 150 metri se ne stanno andando, ecco finalmente sento che sto per entrare in una vera termica, tiro ed il variometro si mette ad urlare: è fatta! Il volo comincia in questo momento, non oso spostarmi, mi accontento del paio di metri di media, belli puliti costanti, ora sono felice dei miei ottanta litri d'acqua, sono certo che il gradiente con la quota aumenterà, intanto chiamo gli amici dando loro tutte le indicazioni del caso, sono quasi in cima, quando dopo essersi a loro volta scollati li vedo arrivare ed agganciare. Sopra avevo oltre tre metri e mezzo di media.
In soli trentacinque minuti, cioè dal momento del decollo, i cumuli, da rari ed isolati sul versante est adesso coprono almeno per sei ottavi. Questa è una giornata da volare alti, mi dico.
Parto verso il Falterona saggiando la rotta più energetica, è chiaro che comunque questo flusso di instabilità sul versante adriatico pulserà verso le nostre valli forse con un eccesso di instabilità dando luogo a fenomeni e certamente a stratificazioni, ma queste sono le condizioni dove dall'atmosfera si può avere il massimo, basta sapersi muovere, capire dove passare, dove fermarsi.
Certamente da qualche parte chiuderà, ecco sarà soprattutto un volo di strategia, questo mi affascina enormemente e mi da una carica incredibile.
Avanzo velocissimo, ma dando tutte le indicazioni a Sandro e Stefano perché‚ possano raggiungermi, così senza perdere eccessivo tempo io, li metto in condizioni di potermi agganciare per proseguire il volo assieme.
Partire mi è costato comunque troppo tempo, ora devo ricostruire un media decente. Mi sto muovendo delfinando, più che mai quando l'atmosfera è così viva ho la sensazione di volare non a bordo di un qualche cosa, ma di essere un tutt'uno con l'aliante in una sorta di protesi perfettamente integrata e questo mi trasmette un enorme senso di libertà.
Passo molto ad est del Falterona, dove mi fermo per salire ed aspettare un po' gli altri, poi parallelo al crinale est del Casentino dirigo verso San Sepolcro o meglio verso le cime ad est a ridosso dell'Alpe della Luna. L'instabilità è sempre molto alta, spesso già stratifica, ma il plafond si mantiene veramente alto, le ascendenze sono poderose evidenziate da dense basi piatte, spesso si organizzano in lunghe bande.
Mi raggiunge Sandro, faccio io la strada, percorrendo un larghissimo arco di cerchio, sulla linea più energetica che in verità, mi rendo conto non ha pagato più di tanto, infatti, le possibilità di agganci sono ovunque bene articolate, io e Sandro ci rendiamo immediatamente conto, guardando a terra che in un certo modo bisogna inseguire i punti dove il sole illumina il terreno, o meglio la demarcazione tra l'ombra ed il sole. A est sembra oramai tutto stratificato e noi, ad ovest di questa lunga fascia, ci dirigiamo senza sforzo verso sud-sud est. Siamo consapevoli che la via per il ritorno sarà molto più ad ovest, la cosa per il momento non preoccupa più di tanto è troppo bello muoversi con queste condizioni.
Ieri era un'altra giornata, molto più convenzionale. Siccome era il giorno di Pasqua, il trainatore di turno era al pranzo di famiglia e si è decollato, eravamo in sette ad aspettare, solo dalle due ed un quarto in poi, facendo una puntata sino al Trasimeno, bel volo certo, facile, ma giornata un po' sprecata. Ecco tutta l'aggressività di oggi.
Passiamo il Nerone, gli altri amici in volo non hanno la nostra stessa fortuna e sono molto più indietro rispetto a noi e certamente non ci raggiungeranno, solo con Stefano si resta in contatto diretto via radio.
La visibilità è scarsa, ma cosa importa, io e Sandro ci muoviamo senza errori in perfetta armonia sulle scelte che di volta in volta effettuiamo. I due ASW24 sembrano avere una efficienza infinita, ecco il Catria con sotto, poco distante ad ovest Gubbio.
Da Rieti non sentiamo nessuno, la situazione andando verso sud non è chiarissima, appare tutto ancora più grigio, la basi piatte si fanno più evanescenti, le chiazze di sole sul terreno sempre più rade, ma tiene incredibilmente tiene, l'instabilità è tanta, che basta uno spiraglio di luce per creare una forte ascendenza.
"Bisogna stare altri, se si finisce bassi certamente non si riesce più a risalire." Ripeto a Sandro per radio. "E' un peccato tornare ora, ci dobbiamo fissare una meta", superiamo Gualdo Tadino, alla nostra destra avanti vediamo il Subasio, "ecco" dopo un po' dico "sotto di noi c'è Nocera Umbra, è a 152 Km di GPS da Borgo, penso si possa tornare".
La fase esplorativa andando per cumuli è finita: il vero piacere di un volo non prefissato è rappresentato dal ritorno dove è necessario dare il meglio per arrivare a casa e questa è una giornata che mettendoci a dura prova, continua a stimolarci in una sfida con queste meteo veramente al limite.
Indietro è davvero tutto grigio, anzi buio. Ma non ci sono dubbi, si punta prima a nord nord-ovest facendo lo stesso percorso dell'andata e dove sopra Gubbio riagganciando Stefano, facciamo una termica assieme. Si intravede ora verso ovest un po' di luce, quasi impercettibile, e là che bisogna andare, Stefano invece vede la stessa luce verso est. Ci separiamo.
Io e Sandro iniziamo un lunghissimo traversone verso nord ovest, alla base di un plafond carico di umidità di un opaco in cui non era facile definire i contorni dei nostri rispettivi alianti, ma con l'anemometro indicante 180 Km/h non si scendeva e via allora velocissimi verso il sole.
Sul VP6 controllavo la media di tutto il volo che ora si stava avvicinando ai 100 Km/h, nonostante il tempo perso in partenza di cui questa media faceva parte.
Occhi aperti, il plafond si stava abbassando, subito pieghiamo ancora più ad ovest, ci perdiamo nella foschia, dobbiamo raggiungere le colline a nord di Castel Fiorentino o forse eravamo un po' più a sud a ridosso di Cortona, poco comunque importava, intanto Filippo e Luca ci dicevano che al Pratomagno, dove si trovavano, la via per il ritorno era ancora aperta.
Dovevamo raggiungere la luce là verso la Val di Chiana, poi si sarebbe visto. Le comunicazioni radio con Sandro erano piuttosto fitte nei momenti in cui non ci riusciva di vederci, sia per accertarci di avere la stessa rotta, sia per evitare di trovarci improvvisamente uno a ridosso dell'altro.
"Bel volo", mi dicevo, "bel volo", fantastico interpretare quello che accadeva per aria, più articolata di così l'atmosfera non poteva essere, baffi che scendevano, strisce di piovaschi, tante sfumature di grigio su questo plafond, ognuna con la propria peculiare più o meno forte ascendenza.
Percorrendo questo tratto talmente veloci, perdiamo quasi la sensazione del trascorre del tempo, e ritrovarci già con Arezzo sotto a sinistra, è quasi una sorpresa.
Proseguiamo con la prua per 330°. Il Casentino era da scartare. Ancora alti siamo vicini al Pratomagno che affrontiamo arrivando da sud est.
Questa non è montagna facile, bisogna conoscerla. Non ci meraviglia quindi la forte discendenza che ci accoglie mentre valichiamo verso ovest.
Oltre alla discendenza, osservo, contemporaneamente ad un picchiettare sull'aliante, roba che man mano va' incollandosi sul bordo d'entrata delle ali, stavo facendo ghiaccio. E così capita anche Sandro, prua ancora più ad ovest verso il sole in questa lunga corsa verso la luce, dove arrivo, nonostante tutto, senza aver perso eccessivamente quota. Il primo raggio trasforma subito il ghiaccio in tante minute goccioline che in un attimo poi svaniscono.
Rallento in una fascia ascendente per fare una breve salita prudenziale, anche se ero già praticamente in efficienza per Borgo, buona idea, infatti, ecco verso le antenne la piccola insidia di una nevicata che mi accompagna per un paio di chilometri.
Vedo ora il Mugello sono in un planatone verso casa, dove sulla verticale controllo lo stop orario, oggi ho volato ad una media di oltre 102 Km/h, e se si prende come punto di partenza il top della prima termica la media diventa di oltre 120 Km/h e, volendo, si sarebbe potuto spingere di più.
C'era però rimasto un pelino di aggressività. Contatto Borgo, calibro con cura sia la quota che la distanza e giù ad oltre 250 per un passaggio ad asse pista a due metri di quota, lasciando la scia dell'acqua che usciva dai ballast, tirata, carrello fuori ed atterraggio. Mentre scendo dall'aliante sento un sibilo, mi volto ed è Sandro che fa un passaggio ad un solo metro di quota... Sandro è sempre Sandro...
Intanto Stefano era finito a 900 metri sopra Bagni di Romagna, zona non certamente bella per atterrarci aveva parecchio lavorato per risalire riuscendo comunque poi a rientrare.
Alla sera eravamo da Luca a raccontarcela cenando in cinque con tre fiorentine da un chilo l'una, alte così e cotte sul camino come meglio non si può su un letto di brace.

Lunedì di Pasqua 1999


Giancarlo Bresciani

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